Commissioni-Parlamentari

(AGENPARL) – Roma, 28 gen – Camera dei Deputati, la VIIIª Commissione Ambiente, ha avviato l’esame in sede referente della proposta di legge recante Legge rifiuti zero: per una vera società sostenibile (C. 1647 di iniziativa popolare – rel. De Menech, PD).

In sede di atti del Governo ha avviato l’esame dello Schema di decreto ministeriale recante approvazione delle linee guida concernenti la determinazione dei valori di assorbimento del campo elettromagnetico da parte delle strutture degli edifici (atto n. 138 – rel. Dallai, PD).

Infine, ha svolto una seduta di interrogazioni a risposta immediata su questioni di competenza del Ministero delle infrastrutture.

La Puglia è stata di gran lunga la regione con più firme a sostegno della legge d’iniziativa popolare.

Il lungo silenzio del governo regionale rispetto alle pressanti richieste giunte soprattutto da parte del Movimento Cinque Stelle avrebbe dovuto farlo presagire: con la delibera di giunta regionale n. 3 del 2015, la Regione Puglia ha impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale lo Sblocca Italia tralasciando però l’art. 35 sugli inceneritori. I “termovalorizzatori”, dunque, non rientrerebbero – secondo quando commentato da Nichi Vendola – tra le “materie delicatissime che non includono solo le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e di stoccaggio di gas naturale, ma anche le infrastrutture ferroviarie (inclusa la tratta Napoli-Bari) e aeronautiche, il governo del territorio, le infrastrutture energetiche e i gasdotti, anche per quanto concerne i profili di valutazione dell’impatto ambientale”. Ciò nonostante il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani sia stato annunciato come aderente alla filosofia “rifiuti zero”.
Se l’art. 35 non dovesse essere rigettato come incostituzionale dalla Corte, verrebbe istituita una rete nazionale degli inceneritori, in base alla quale tutti gli inceneritori ritenuti “strategici” dallo stato dovranno accogliere rifiuti provenienti anche da fuori regione, senza possibilità da parte delle Regioni di porre alcun limite a questo traffico. La lista degli impianti verrà pubblicata a breve dal MinAmbiente.
Si tratta dell’ennesimo dono di Vendola a Marcegaglia, che gestisce in regime di quasi monopolio il business degli inceneritori in Puglia, con i forni di Manfredonia (in fase di collaudo) e quello “gemello” di Massafra, per cui è stato chiesto il raddoppio, e i numerosi impianti CDR della COGEAM distribuiti su tutto il tacco della penisola.
Le Regioni che hanno impugnato lo Sblocca Italia sono Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto. La Lombardia (che già da tempo ha una “exit strategy” dall’incenerimento) è stata la prima ad impugnare l’art. 35, condividendo la scelta con le altre Regioni del Nord, come dichiarato dall’assessore regionale all’ambiente. Si delinea chiaramente il progetto di rendere il Meridione la ciminiera d’Italia per il futuro. Anche l’altra regione meridionale a presentare ricorso, la Campania, infatti, non ha “scelto” di non impugnare l’art. 35.

FONTE: 3 Santi all’Inferno

Con la deliberazione della Giunta regionale n.959/2013 è stato adottato il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani.
Il provvedimento è poi adottato dal Consiglio Regionale il 16 ottobre 2013.
Il Piano è consultabile nel portale ambientale della Regione Puglia.

L’assessore all’ambiente ed ex magistrato Lorenzo Nicastro ha avuto il coraggio di affermare che la Puglia ha varato il primo piano regionale a rifiuti zero, mentre altre regioni italiane come Lombardia hanno deliberato sul serio di non approvare più nuovi inceneritori. Il nuovo piano regionale, invece, nato con lo slogan “dall’emergenza al piano partecipato”, non fa che confermare la pianificazione del commissario delegato all’emergenza ambientale Nichi Vendola, il cui “ufficio stralcio” è ancora in piena attività con l’emissione continua di ordinanze, nonostante l’emergenza rifiuti sia ufficialmente terminata nel 2008.

Le osservazioni del pubblico non state degnate di attenzione né in fase di “scoping” né in fase definitiva di ascolto sul rapporto preliminare: nel primo caso l’obiettivo rifiuti zero, sbandierato alla fine nei comunicati stampa, era stato definito utopistico; nel secondo caso le osservazioni sono state derubricate in un documento di “dichiarazione di sintesi” approntato nei tempi record  di 48 ore, per procedere subito all’approvazione da parte del Consiglio Regionale. Non c’è mai stata, dunque, vera concertazione. L’unico momento di ascolto è stata nel 2012 l’audizione della rete per i beni comuni (Comitato Acqua Pubblica – Puglia), ma il Consiglio Regionale ha poi ignorato le ragioni dei referendari sul DDl “servizi pubblici”.

Alcuni punti salienti che abbiamo rilevato sono:

  • l’inceneritore di Statte gestito dall’AMIU Taranto è ancora attivo nonostante l’obsolescenza quarantennale e l’inceneritore di rifiuti speciali Ecodi nel quartiere Tamburi, in attesa di AIA, ha già ricevuto nel 2012 la VIA inclusiva di ricorso ai rifiuti soilidi urbani nonostante l’incompatibilità con la relativa pianificazione regionale;
  • le controverse discariche di Grottelline a Spinazzola, di Martucci a Mola di Bari e di Corigliano d’Otranto, nonostante siano nell’occhio del ciclone, restano sostanzialmente confermate nel piano;
  • che dire poi della cementeria di Barletta nel pieno centro cittadino autorizzata a bruciare rifiuti urbani insieme agli scarti plastici?;
  • il Comune di Bari non ha ancora fatto sapere, nonostante l’approvazione dell’AIA dell’AMIU, come e dove intende termine il ciclo della frazione secca;
  • in provincia di Foggia vi è un’illegalità diffusa nel ciclo rifiuti, dove nel 2012 la cosiddetta “ordinanza della vergogna” dell’ufficio stralcio ha sancito l'”allineamento” forzato delle attuali discariche di Foggia-Passo Breccioso, Cerignola e Deliceto all’inceneritore ETA-Gruppo Marcegaglia a Manfredonia (in fase di test), senza considerare se le discariche di Capitanata siano in possesso delle autorizzazioni dovute alla produzione di frazione secca combustibile – questa situazione di fatto emergenziale subentra nel piano: Quid juris?;
  • la riserva (puramente nominale) di 30 milioni di euro pubblici per i nuovi impianti di compostaggio finanzierà 4-5 grossi impianti, molti dei quali vicini tra loro (Molfetta, Bari, Cellamare in provincia di Bari, Manfredonia in provincia di Foggia – quelli finora previsti) lasciando scoperti altri territori, come il Grande Salento, e, soprattutto, favorendo a priori i grossi appalti al posto dei più piccoli e funzionali impianti comunali o intercomunali (a proposito, altra dimenticanza grave è la previsione del compostaggio di zona);
  • ci si è rifiutati di accogliere la nostra proposta innovativa (confluita poi nell’art. 16 della proposta di legge nazionale zero waste) di lasciare autonomia alle ARO o ai Comuni e alle loro unioni di redigere propri piani, eventualmente “staccati” dai contratti di servizi degli ATO con gli inceneritori;
  • non è stata in realtà stralciata come richiesto l’opzione del coincenerimento di CSS, come avevamo richiesto con le nostre osservazioni in crowdsourcing (la risposta della Regione Puglia: Si rimanda a quanto già contro dedotto per l’osservazione prodotta dal Comune di Galatina (Prot. Consiglio Regionale n. 301 del 25/06/2013):“Nel caso di co-incenerimento, invece, non vi sono nuove emissioni, ma una variazione qualitativa di quelle già esistenti che per alcuni inquinanti è una variazione positiva, per altri negativa, ma sempre  nel rispetto dei limiti di legge. Ovviamente, come ribadito anche da ARPA Puglia, tale soluzione risulta sfavorita rispetto ad impianti di recupero di materia in base al principio gerarchico di gestione dei rifiuti. Tale principio è rimarcato anche nella Delibera di  Giunta n 959/2013 di adozione del PRGRU che prevede di assumere come opzione prioritaria per la gestione del CSS prodotto in Puglia il recupero di materia.”);
  • infine, nonostante la Puglia sia stata la regione italiana più prolifica nella raccolta firme per una Legge d’Iniziativa Popolare Rifiuti Zero, l’amministrazione regionale non si è mai confrontata con le richieste del movimento regionale.

Da ricordare anche il coinvolgimento nell’inchiesta ILVA di alcuni consulenti del nuovo PRGRU, come il duo Liberti & Intini del Politecnico di Bari: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/17/ilva-taranto-perito-della-procura-e-dirigenti-del-ministero-coinvolti-nel-sistema/327308/. Questi due professori hanno condotto studi sul CSS con l’azienda Dalena di Putignano e hanno dato vita ad uno spin off accademico. Inoltre, hanno collaborato a stretto contatto con il funzionario regionale e presidente dell’AMIU Taranto Cangialosi, responsabile della parte sulla frazione secca combustile (FSC) del nuovo PRGRU, con il quale hanno redatto pubblicazioni scientifiche sulle emissioni derivanti dalla combustione dei rifiuti urbani.

In conclusione, il piano regionale redatto dall’ARPA da una parte conclude che il recupero di materia è più ecocompatibile del recupero di energia (a tal proposito, positiva è la dichiarazione d’intenti di prendere in considerazione la messa a disposizione del CETMA di Brindisi, al fine di progettare la realizzazione coi finanziamenti europei di un impianto di trattamento a freddo della frazione residuale a valle); dall’altra parte, però, resta l’incenerimento come unica alternativa fattibile ed “economicamente sostenibile”: con il pretesto di prevenire l’arrivo di rifiuti da fuori regione, per sfamare i forni già autorizzati in Puglia, si impone di mettere subito a regime tutti gli impianti di produzione di CSS sparsi sul territorio regionale (la maggior parte dei quali della famigerata CoGeAm), quegli stessi impianti che fino a pochi mesi fa erano definiti “TMB” (trattamento biomeccanico, di solito posto a monte, e non valle, della catena del riciclo, per ridurre l’indifferenziato). Si consuma così l’ennesimo compromesso di una Regione che continua a subordinare le ragioni della salute a quelle del “dio Denaro”, insultando l’intelligenza dei pugliesi.

Nel 2014 ci aspettano due importanti banchi di prova: il primo è l’istanza presentata al Ministero di coincenerire CSS nel polo termoelettrico a carbone di Brindisi, sulla quale la Regione Puglia deve esprimersi, anche sulla base degli indirizzi del nuovo piano; in secondo luogo, proprio il PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) approvato nel 2007 senza una procedura partecipata di VAS, che prevede per l’appunto di raggiungere il 5% della produzione regionale di energia elettrica sosituendo il CDR-Q al carbone, dovrà essere finalmente aggiornato e rivisto. A giochi fatti, sono tutti buoni.

Quali sono i riflessi della raccolta differenziata sulle casse comunalie sulla spesa sostenuta dai cittadini? Per capirlo abbiamo confrontato quattro Comuni: Cellamare, Conversano, Mola di Bari e Rutigliano. Conversano, che ha la percentuale di raccolta differenziata più bassa, sopporta il costo più alto perlo smaltimento dei rifiuti: ben 63 euro all’anno per ogni abitante; Cellamare e Rutigliano, che nel 2012 hanno superato il 70% di raccolta differenziata, pagano in media per i rifiuti quattro volte meno di Conversano; Mola 37 euroall’anno per ogni residente.

 

Della raccolta differenziata si può pensare quello che si vuole (c’è chi la fa per dovere e con piacere e chi invece la ritiene una grande ed inutile seccatura) ma se si analizzano i numeri (i costi e i ricavi della cessione delle diverse frazioni dei rifiuti) e si scopre che fare la raccolta differenziata conviene allora si può anche cambiare idea e convincersi che la raccolta differenziata oltre ad essere un obbligo di legge è anche un modo per fare risparmiare i cittadini. Per dimostrarlo abbiamo calcolato il costo di smaltimento dei rifiuti indifferenziati e il ricavo conseguito dalla vendita dei rifiuti raccolti inmodo differenziato da quattro Comuni del sud-est barese.

 

Come avviene la raccolta dei rifiuti in questi quattro Comuni? Conversano esegue la raccolta dei rifiuti con il sistema dei cassonetti stradali, mentre gli altri tre Comuni hanno avviato la raccolta differenziata “porta a porta” a partire da novembre 2011 (Rutigliano), febbraio 2012 (Cellamare) e marzo 2012 (Mola di Bari). Nella tabella 1 sono riportati i risultati della raccolta differenziata che sono stati conseguiti dai quattro Comuni negli ultimi due anni (i dati vengono pubblicati sul portale ambientale della Regione). Conversano ha fatto registrare percentuali molto basse di raccolta differenziata, mentre Rutigliano e Cellamare hanno ottenuto un netto aumento nel 2012 rispetto all’anno prima; Mola di Bari ha conseguito risultati intermedi. In modo quasi speculare, nello stesso periodo, Cellamare, Mola e Rutigliano hanno diminuito nettamente la produzione di rifiuti indifferenziati (che finiscono in parte in discarica e in parte nel CDR), mentre Conversano ha fatto registrare in entrambi gli anni considerati il valore più alto di rifiuti indifferenziati, nonostante non sia il Comune con il maggior numero di abitanti (tab. 2).

 

Il costo di trattamento dei rifiuti indifferenziati (quelli cioè che non vengono separati per essere poi recuperati o riciclati) è aumentato nel corso degli ultimi tre anni ed oggi è di 126 euro per tonnellata più IVA. A conti fatti, come emerge dalla tabella 3, rispetto al 2011, nel 2012 i Comuni di Cellamare, Mola e Rutigliano hanno risparmiato, rispettivamente, 151 mila euro (il 68%), 196 mila euro (il 17%) e 453 mila euro (il 60%), grazie alla raccolta differenziata, mentre Conversano ha dovuto sborsare 241 mila euro in più nel 2012 rispetto al 2011 (il 18% in più). Per valutare quanto costano i rifiuti solidi urbani (senza considerare però il costo della raccolta e del trasporto) occorre considerare anche quanto i Comuni spendono per conferire agli impianti di compostaggio la frazione organica (l’umido) raccolta in modo differenziato con i cassonetti stradali(come a Conversano) o con il “porta a porta” (abbiamo considerato il costo di 80 euro per tonnellata) e quanto ricavano dalla cessione dei rifiuti raccolti in modo differenziato (carta e cartoni, vetro, plastica e metalli per i quali, in media, abbiamo supposto pari a 20 euro per tonnellata il loro valore). Ancora una volta, come possiamo vedere dalla tabella 4, i tre Comuni in cui è attivo il sistema di raccolta differenziata spinta hanno aumentato nel 2012 sia i costi per conferire la frazione organica agli impianti di compostaggio sia i proventi della raccolta differenziata, mentre Conversano, a causa dei pessimi risultati conseguiti nel 2012 rispetto al 2011 (tab. 1), ha fatto registrare la diminuzione del costo dell’umido, ridottosi ai minimi termini, e i peggiori ricavi dalla raccolta differenziata.

 

Dai dati del costo di smaltimento dei rifiuti indifferenziati (tab. 3), del costo dell’umido e dal ricavo ottenuto dalla raccolta differenziata (tab.4) è possibile calcolare quanto hanno speso i Comuni per liberarsi dei rifiuti. I risultati sono riportati nella tabella 5 e sono espressi in valore assoluto e in rapporto al numero di abitanti di ciascun Comune (il riferimento è costituito sempre dai dati pubblicati dal portale ambientale della Regione). In entrambi gli anni considerati è Conversano ad aver sopportato la spesa maggiore, mentre Rutigliano e Cellamare, che hanno i valori più alti di raccolta differenziata, nel 2012 hanno ridotto notevolmente la loro spesa. A Conversano gli abitanti hanno sopportato una spesa maggiore nel 2012 rispetto al 2011, mentre gli altri tre Comuni, che nel 2011 avevano sopportato l’esborso di circa 43 euro all’anno per ogni abitante, hanno beneficiato di una riduzione netta nel 2012, soprattutto Cellamare e Rutigliano. Quindi, Conversano, che non fa la raccolta differenziata spinta, spende quattro volte di più di Cellamare e Rutigliano che invece hanno adottato il “porta a porta”. Mola si colloca tra i due estremi, a dimostrazione che dovrà ancora migliorare i risultati del suo “porta a porta”. Insomma, la raccolta differenziata conviene ai cittadini e all’ambiente e ripaga i Comuni anche delle maggiori spese sostenute per la gestione che si ha con il “porta a porta” rispetto alla raccolta con i cassonetti stradali. Non è un caso, infatti, che il Comune di Rutigliano ha ridotto nel 2012 la TARSU. Analisi come questa dovrebbero essere promosse e diffuse dai Comuni, affinché i cittadini facciano con più convinzione e attenzione la raccolta differenziata. Passa parola.

Pietro Santamaria

 

 

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Sul BURP di agosto è stato pubblicato il PARERE MOTIVATO del dirigente del Servizio Ecologia Ing. Antonello Antonicelli, in qualità di soggetto proponente/procedente, rispetto al Rapporto Ambientale, cioè la bozza del PRGRU, redatta da ARPAP in qualità di autorità competente (in pratica, i due stanno in rapporto di committente ed esecutore rispetto al complesso della procedura europea di VAS). Esso contiene elementi da non sottovalutare, i più salienti sono elencati nei punti a seguire. Le relative modifiche che ARPA apporterà dunque saranno pubblicate direttamente nella versione definitiva del piano.

  • si ammette che la capacità di incenerimento esistente e la presunta deregulation nel settore, che permettere ai gestori dei forni di approvigionarsi di combustibile dai rifiuti da ogni parte d’Italia (essendo le ecoballe un rifiuti speciali e, dunque, non tipologia non regolamentata dal piano rifiuti urbani), potrebbe avvantaggiare il turismo dei rifiuti:”Le nuove autorizzazioni al coincenerimento o alla termovalorizzazione di CSS possono attrarre rifiuti da fuori regione nel caso in cui il CSS prodotto in Puglia (152.000 t, anno 2010) non si incrementi con l’entrata in esercizio degli impianti di produzione CSS previsti.”;

  • “Si evidenzia comunque la presenza di un carico ambientale rilevante, rispetto agli impianti esistenti, sul sito SIC/ZPS “aree delle Gravine”, nella provincia di Taranto.”;

  • serve con urgenza una cartiera a coprire il fabbisogno regionale (commento: perché Foggia non si candida visto che ha già una cartiera del Poligrafico della Zecca dello Stato, per altro in crisi, la cui attività potrebbe essere riconvertita dalla produzione di valori di stato al riciclo della carta?);
  • è preferibile il recupero di materia rispetto al recupero energetico, ma attualmente questo è antieconomico (la legge contro il mercato?):

    ““Nella matrice di valutazione degli effetti queste due opzioni sono caratterizzate dagli stessi risultati, ad eccezione di un unico ma fondamentale indicatore relativo al comparto rifiuti: “Priorità nella gestione dei rifiuti”. La motivazione consiste nella constatazione che mentre gli impianti per la produzione di materiali tipo Plasmix consento direttamente ed esclusivamente un recupero di materia, gli impianti di produzione di CSS in un primo momento consentono un recupero di materia, ma nella fase finale del ciclo di vita di tale materiale, la probabile scelta di gestione consiste nel recupero energetico. Rispetto ai principi di gestione della Direttiva Europea in materia, come è noto, l’alternativa preferibile del recupero di materia è preferibile a quella del recupero energetico. Si evidenzia che anche se il CSS prodotto fosse inviato ad un ulteriore impianto di recupero di materia invece che a termovalorizzazione (come da azioni C5a_3 e C5b_3 previste dal PRGRU per il trattamento del CSS), una gestione di questo tipo sarebbe antieconomica, in quanto il recupero di materia potrebbe essere realizzato con un solo impianto Plasmix, invece che con due in serie. Nel caso si intendano realizzare nuovi impianti in merito alla gestione della parte di frazione secca in oggetto, l’alternativa più compatibile con l’ambiente è rappresentata quindi dalla prima opzione.”

  • il parere del servizio ecologia contiene la fondamentale Valutazione d’Incidenza del Piano, che di seguito si riporta per intero – evidenziandone i punti salienti:

    “Data la presenza di siti della Rete Natura2000, il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU) è stato sottoposta alla Valutazione di Incidenza ai sensi dell’art.5 del D.P.R. 357/97. Ai sensi dell’articolo 10 comma 3 del D.lgs 152/2006 e ss.mm.ii., come ulteriormente chiarito dalla Circolare n. 1/2008 del Settore Ecologia della Regione Puglia “Norme esplicative sulla procedura di Valutazione Ambientale Strategica” (adottata con DGR n. 981 del 13.06.2008 e pubblicata sul BURP n. 117 del 22.7.2008), la Valutazione Ambientale Strategica contiene al suo interno la procedura di Valutazione di Incidenza. Autorità competente per la Valutazione di Incidenza è il Servizio regionale all’Ecologia, ai sensi dell’art. 6 comma 1bis della L.R. n. 11 del 12.04.2001 e ss.mm.ii., relativamente “ai piani territoriali, urbanistici, di settore e loro varianti”.
    Di seguito si riporta il parere di Valutazione di Incidenza relativo al Piano in oggetto.

    Il Piano regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani interessa l’intero territorio regionale, caratterizzato dalla presenza di siti rete Natura 2000 e di aree naturali protette (regionali e nazionali): ciò comporta la necessità di sottoporre il PRGRU alla valutazione di incidenza, che, ai sensi dell’art. 10 comma 3 del D.lgs 152/2006 e ss.mm.ii., risulta interna alla valutazione ambientale strategica. Nel “Rapporto Ambientale definitivo” è presente la sezione (capitolo 7) dedicata allo “Studio di Incidenza” (pagg. 342-372), nella quale è svolta dapprima una ricognizione dei siti rete Natura 2000 presenti in Puglia, elencati alle pagg. 342-346, e delle aree naturali protette, elencate alle pagg. 130-131. Nello specifico alcuni dei siti rete natura 2000 risultano dotati di Piani di gestione rappresentati alla pag. 346 del “Rapporto ambientale definitivo”
    Atteso che, come già rilevato, il Piano individua quattro tipologie di criteri – vincolante, escludente, penalizzante e preferenziale – la presenza di siti rete Natura 2000 e di aree naturali protette (nazionali e regionali), nonché di zone umide è individuata come un vincolo escludente per la localizzazione degli impianti. Inoltre, per ciascuna tipologia di impianto, sono definite delle aree buffer dalla rete Natura 2000 e dalle aree naturali protette, in cui la localizzazione di un impianto è da intendersi penalizzante (Parte II, capitolo O2 del PRGRU):
    – 1.000 m da discariche per rifiuti non pericolosi (pag. 13) e da impianti di compostaggio e trattamento della frazione organica da raccolta differenziata (pag. 18);
    – 2.000 m da impianti di recupero energetico (pag. 23).
    In tali aree buffer, qualora riferite a siti rete Natura 2000, è prescritta l’acquisizione del parere di valutazione di incidenza.

    Nello “Studio di Incidenza”, sulla base del quadro generale della Rete Natura 2000 in Puglia si è determinato lo stato relativo al carico ambientale causato, sui SIC e ZPS, dall’attuale dotazione impiantistica regionale per i rifiuti urbani (aggiornata a maggio 2012), considerando (pag. 359-360):
    – impianti per la gestione del ciclo degli RU individuati dal vigente Piano del CD (gli impianti in esercizio, quelli realizzati non in esercizio e quelli previsti e già localizzati sul territorio, per i quali risulta avviata una procedura autorizzativa);
    – gli impianti esistenti non compresi nella lista precedente, non dedicati al trattamento dei RU, che si intendono utilizzare ai fini del nuovo Piano (cementifici per il coincenerimento, centrale ENEL);
    – impianti privati che trattano rifiuti urbani o rifiuti derivanti dagli urbani (Appia Energy, impianti di compostaggio privati, impianti di primo livello per la frazione secca).

    Sono stati effettuati quindi degli approfondimenti considerando sia gli impianti localizzati all’interno di aree SIC e ZPS, che potrebbero avere una diretta incidenza sui siti rete Natura 2000, sia quelli che potrebbero incidere indirettamente su di essi. L’individuazione di questi ultimi è stata effettuata scegliendo una fascia buffer di 2000 m dal confine dei Siti Natura 2000 e, quindi, analizzando la presenza di impianti all’interno di tale area buffer. La fascia di 2000 m è stata definita tenendo presenti i criteri localizzativi del PRGRU (parte II, capitolo O2), in quanto è la fascia maggiore tra tutte quelle previste per i nuovi impianti e per la modifica degli esistenti, per l’attribuzione del vincolo “Penalizzante” (pag. 360).
    Dall’analisi svolta sul carico ambientale globale sul sito Natura 2000 emerge che “tra tutti gli 83 siti Natura 2000, l’”Area delle Gravine” è sicuramente la più soggetta a carico antropico derivante dal ciclo della gestione dei RU, sia per numero di impianti sia per tipologia […] Pertanto dovrebbe essere evitato, o quantomeno valutato con la massima attenzione anche in riferimento ad impatti cumulativi, qualsiasi altro intervento che possa ulteriormente incidere sulla zona.” (pag. 360 “Studio di incidenza”). Per quel che

    riguarda considerazioni più generali lo “Studio di incidenza” evidenzia che da un’analisi complessiva effettuata sia sullo stato dei siti Natura 2000 sia sugli interventi previsti dal PRGRU, in base al livello di dettaglio riportato, “si può escludere l’insorgenza di effetti di incidenza significativi sui siti della Rete Natura 2000, in quanto tali siti sono esclusi dalla realizzazione (o modifica) di nuovi impianti. Si sottolinea comunque che ogni futuro intervento potenzialmente impattante sui siti dovrà comunque essere opportunamente valutato nei livelli di pianificazione subordinati e in fase di progetto degli impianti stessi” (pag. 365 “Studio di incidenza”).

    Nello “Studio di Incidenza” si afferma che diverse azioni di Piano, per il loro carattere immateriale, possono essere considerate non suscettibili di influire significativamente sullo stato di conservazione dei siti Natura 2000 se non con effetti ovviamente positivi ma indiretti e di lungo periodo. Si tratta soprattutto delle misure volte ad incentivare/promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti e la raccolta differenziata (progettazione ecologica, formazione e comunicazione, etc…). Al contrario per tutte le azioni che nella matrice di screening sono classificate come azioni della tipologia “impiantistica” non si può escludere a priori un’interferenza con i siti Natura 2000. In questa categoria rientrano:
    – l’adeguamento/ampliamento di impianti esistenti;
    – l’utilizzazione di impianti non dedicati al trattamento di rifiuti per il co-incenerimento;
    – la realizzazione di nuovi impianti;
    – la messa in esercizio di impianti già realizzati.

    Ognuno dei suddetti interventi può potenzialmente esercitare, direttamente, in funzione della portata e della localizzazione, ma anche indirettamente, per gli effetti cumulativi ed indotti dai servizi di gestione cui naturalmente si collega (trasporti, nuove reti viarie), impatti significativi su uno o più degli elementi funzionali della rete regionale Natura 2000. Per questo motivo, in fase di progettazione dell’impianto specifico, dovrà essere verificata la sussistenza o meno della possibilità di tale interferenza.
    Dalla lettura della tabella 8.1 del “Rapporto Ambientale Definitivo” per gli ecosistemi naturali e la rete Natura 2000, i seguenti punti di debolezza (pag. 379): presenza di specie floro-faunistiche a rischio; mancata gestione delle aree naturali protette istituite e della rete Natura 2000; presenza di aree ad elevato rischio di incendi; rilevante carico ambientale sul SIC/ZPS “area delle Gravine” in provincia di Taranto; aumento della rarefazione e frammentazione degli habitat a causa dell’impatto legato alla presenza di impianti per rifiuti; ulteriore impoverimento della biodiversità regionale, con rischio di estinzione per specie floristiche, vegetazionali ed animali, nonché riduzione del patrimonio forestale presente.

    Alla luce di quanto sopra, ai sensi del DPR 357/97 e ss.m.ii., della l.r. 11/2001 e ss.mm.ii. e della DGR 304/2006, e considerati gli atti dell’Ufficio e la documentazione prodotta a corredo dell’istanza, l’impatto su habitat e specie d’interesse comunitario, si esprime il seguente parere per il Piano di cui all’oggetto, ai fini della sola valutazione d’incidenza:
    – alcuni di questi siti sono dotati di Piani di gestione di cui il PRGRU, ove non abbia già provveduto in merito, deve recepire le relative NTA riferite a quanto trattato dal Piano;
    – si rammenta la vigenza del regolamento regionale 28/2008 “Modifiche e integrazioni al Regolamento Regionale 18 luglio 2008, n. 15, in recepimento dei “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZCS) e Zone di Protezione Speciale (ZPS)” introdotti con D.M. 17 ottobre 2007.” che, all’art. 5 comma 1 lettera m, prevede che in tutte le ZPS è fatto divieto di “realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti nonché ampliare quelli esistenti in termini di superficie, fatte salve le discariche per inerti” (punto m) e di “utilizzo e spandimento di fanghi di depurazione, provenienti dai depuratori urbani e industriali, con l’esclusione dei fanghi provenienti dalle aziende agroalimentari, sulle superfici agricole e sulle superfici naturali” (punto l);
    – si rammenta la vigenza dei Piani di gestione dei siti rete Natura 2000, ove redatti, e delle relative NTA;
    – si prende atto del divieto, imposto dal PRGRU, di realizzare nuovi impianti o modifiche sostanziali agli stessi nei siti rete Natura 2000 e nelle aree naturali protette;
    – come proposto alla pag. 379 del “Rapporto Ambientale Definitivo”:
    a. il vincolo penalizzante, relativo alle aree buffer del SIC-ZPS “Area delle Gravine” IT 9130007 sia modificato in “escludente”;
    b. per quel che riguarda le autorizzazioni di nuovi impianti o ampliamenti nelle aree buffer nel PRGRU sia inserita la prescrizione relativa alla realizzazione di monitoraggi post operam ambientali e sullo stato di conservazione di flora e fauna nei SIC/ZPS interessati;
    c. sempre circa le autorizzazioni di nuovi impianti o ampliamenti nelle aree buffer nel PRGRU siano previste idonee misure di compensazione rispetto ai siti rete Natura 2000
    – nell’area buffer di estensione pari a 100 m all’esterno delle aree naturali protette regionali e nazionali, delle zone umide ai sensi del DPR 448/76 il PRGRU estenda il vincolo “escludente”;
    – per la restante fascia esterna (da 100 m a 1000 o 2000 m), il PRGRU applichi i vincoli penalizzanti utilizzando i medesimi criteri previsti per i siti rete Natura 2000, in funzione della tipologia impiantistica. In questo caso sia acquisito il parere dell’Ente di gestione dell’area naturale protetta;
    – il “Rapporto Ambientale Definitivo” sia aggiornato rispetto ai contenuti del Piano, con particolare riferimento ai livelli di prescrizione relativi ai criteri di localizzazione (tre per il RA e quattro per il PRGRU);
    – circa gli effetti in fase di cantiere il “Rapporto Ambientale Definitivo” (pag. 365) evidenzia che “anche se transitori, potrebbero essere più o meno intensi a seconda del tipo di opere e della loro localizzazione. Pertanto, laddove necessario, sarebbe opportuno prevedere adeguate misure di mitigazione. In particolare occorrerà valutare attentamente la scelta del periodo di realizzazione degli interventi in maniera tale che non coincida con la fase di nidificazione e riproduzione della fauna selvatica, organizzare i cantieri in modo da ottimizzare i trasporti dei materiali e le movimentazioni dei mezzi di lavoro, sottoporre le macchine ad adeguata manutenzione per evitare anomale emissioni acustiche e/o immissioni di sostanze inquinanti nel suolo e nei corpi idrici”.
    Pertanto nel PRGRU siano previste le seguenti misure di mitigazione, suggerite dallo stesso “Rapporto ambientale definitivo”:
    a. nel caso di impianti di recupero energetico
    – per i Disturbi alla fauna per produzione di rumori e emissioni vibrazioni a causa dei macchinari, mezzi d’opera e trasporti di materiali e rifiuti causati da impianti di recupero energetico siano prescritte dal PRGRU misure di mitigazione relative a: adeguata localizzazione degli impianti lontano da aree occupate da habitat di specie; predisposizione di barriere acustiche per impianti e macchinari; utilizzazione di mezzi d’opera a basso impatto;
    – per i Disturbi alla flora e fauna per emissioni in atmosfera; alterazione della qualità dell’aria; cambiamenti climatici siano prescritte dal PRGRU misure di mitigazione relative a: l’utilizzo della migliore tecnologia di abbattimento disponibile; in sede di pianificazione provinciale la messa in relazione tra la localizzazione e l’altezza dei camini con la presenza di habitat di specie; la previsione di adeguati interventi di compensazione in relazione ai gas serra emessi;
    – per la Perdita di habitat e specie in caso di sversamento accidentale di eventuali reflui di processo sul suolo o in corpi idrici; alterazione della qualità delle acque e suolo siano prescritte dal PRGRU misure di mitigazione relative a: verifica della qualità della progettazione e gestione degli impianti in sede di Valutazione d’incidenza; un eventuale piano di recupero ambientale;
    – per i Disturbi alla fauna per transito mezzi per conferimento ed asportazione dei rifiuti sia prescritto dal PRGRU si prescriva che in sede di pianificazione provinciale possa essere valutata la possibilità di favorire il trasporto dei rifiuti su ferro;

    b. nel caso di impianti di recupero energetico
    – per i Disturbi alla fauna per transito mezzi per conferimento ed asportazione dei rifiuti sia prescritto dal PRGRU si prescriva che in sede di pianificazione provinciale possa essere valutata la possibilità di favorire il trasporto dei rifiuti su ferro;
    – per Impatti su flora e habitat per produzione di polveri e odori sia prescritto dal PRGRU l’utilizzo della migliore tecnologia di abbattimento disponibile e l’adeguata localizzazione degli impianti lontano da zone occupate da habitat;

    c. nel caso di impianti di trattamento
    – per gli Scarichi di acque meteoriche ed industriali sia prescritta dal PRGRU la previsione di adeguati sistemi di trattamento;
    – per i Disturbi alla fauna per produzione di rumore e vibrazioni da impianti, macchinari e trasporti e per le Emissioni di polveri e odori sia prescritta dal PRGRU: l’adeguata localizzazione degli impianti lontano da aree occupate da habitat di specie;

    d. nel caso di discariche
    – per la Frammentazione habitat naturali e consumo per consumo di suolo siano previsti dal PRGRU adeguati interventi di compensazione e ripristino habitat;
    – per i Disturbi alla fauna per produzioni di rumori e emissioni di vibrazioni a causa dei macchinari, mezzi d’opera e trasporti di materiali e rifiuti sia previsto l’utilizzo della migliore tecnologia per i mezzi d’opera;
    – per gli Impatti su flora per produzione di polveri ed emissioni odorigene sia prevista dal PRGRU l’adeguata localizzazione degli impianti lontano da zone occupate da habitat;
    – per i Disturbi alla fauna per transito mezzi per conferimento ed asportazione rifiuti nel PRGRU sia prescritto dal PRGRU che in sede di pianificazione provinciale possa essere valutata la possibilità di favorire il trasporto dei rifiuti su ferro;
    – per la Perdita di habitat e specie in caso di sversamento accidentale di infiltrazione in falda di percolato; alterazione della qualità delle acque e suolo siano prescritte dal PRGRU misure di mitigazione relative a: la verifica della qualità della progettazione e gestione degli impianti in sede di Valutazione d’incidenza; un eventuale piano di recupero ambientale;
    – lo “Studio di Incidenza” (pag. 362) evidenzia che la “valutazione di impatti dovuti al traffico non può essere effettuata se non in modo qualitativo, dato che, in base al dettaglio del PRGRU, non possono essere definite, a causa del livello di pianificazione del Piano stesso, alcune informazioni per poter effettuare calcoli e simulazioni. Tra le informazioni mancanti vi sono in particolare quelle necessarie ad individuare i percorsi dei trasporti: alcuni impianti saranno localizzati successivamente al PRGRU da enti di livello minore, e non può essere specificata in questa sede la destinazione dei flussi di rifiuti pugliesi da inviare fuori regione. Non sono specificate, inoltre, le modalità di trasporto (gomma, rotaia, nave)”. Pertanto il PRGRU prescriva che nei Piani redatti da Enti di livello minore si inseriscano, nella valutazione di incidenza, le informazioni necessarie alla valutazione degli impatti dovuti al traffico sui siti rete Natura 2000;
    – si rammenta la vigenza della L.R. 33/2009 “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico”;
    – si rammenta la vigenza della L.R. 14/2007 e ss.mm.ii. “Tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali della Puglia.”

  • il servizio ecologia ritiene le misure di mitigazione prospettate da ARPA nel PRGRU puramente teoriche e non concrete:

    “Tuttavia non è chiara la correlazione fra tali misure presenti nel Rapporto Ambientale e le azioni del piano, PERTANTO SI PRESCRIVE nella Dichiarazione di Sintesi, prevista dall’art. 17 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.. di dare evidenza dell’attuabilità di tali misure al fine di mitigare gli impatti e le criticità rilevate.
    INOLTRE, in merito alla prevenzione di potenziali impatti cumulativi con il Piano Regionale delle Bonifiche e al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali SI PRESCRIVE di esplicitare le possibili misure di mitigazione che si intendono mettere in atto.”.

Con DETERMINAZIONE DEL DIRIGENTE UFFICIO INQUINAMENTO E GRANDI IMPIANTI 13 agosto 2013, n. 45 è stata rinnovata per altri 6 anni l’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’impianto AMIU di Bari. L’AIA, però, contiene il seguente rimando burocatrico relativo alla destinazione finale del CSS (combustibile solido secondario –  ex CDR. combustibile derivato dai rifiuti, cioé ecoballe):

“il Comune di Bari entro il mese di Settembre 2013 dovrà far conoscere, all’Ufficio Inquinamento e Grandi Impianti e al Servizio Regionale Ciclo dei Rifiuti e Bonifica, le decisioni da parte dell’assemblea di ATO riguardanti la localizzazione e realizzazione dell’impianto di produzione di CSS ed entro e non oltre ulteriori 90 giorni dalla suddetta data, presentare una proposta tecnica da parte dell’ATO e del soggetto incaricato;”

Staremo a vedere … forse la destinazione sarà la colonia foggiana!

Pubblichiamo la risposta della Regione Puglia alle nostre Osservazioni in Crowdsourcing al Rapporto Ambientale del futuro PRGRU, redatto dall’ARPA.

1. Non è possibile accogliere tali indicazioni considerate le
disposizioni normative vigenti che prevedono l’istituzione
degli Ambiti Territoriali Ottimali a cui è demandata la
gestione dei rifiuti urbani secondo i criteri di efficienza, di
efficacia, di economicità e di trasparenza ed a cuicompete
la redazione di un apposito Piano d’Ambito.
2.Si rappresenta che gli impianti in questione sonotutti stati
interessati da procedimenti di rilascio dell’Autorizzazione
Integrata Ambientale ed in quanto tali rispettano irequisiti
tecnici stabiliti dalle stesse autorizzazioni.
L’attività di sperimentazione prevista dall’Ordinanza si è
resa necessaria per allineare il ciclo di funzionamento dei trempianti, realizzati in periodi diversi e che risultava in alcune
parti differenti, al funzionamento dell’impianto diproduzione
CDR che richiedeva caratteristiche specifiche per  la frazione
secca da trasformare in CDR.
L’attività di inversione dei cicli di funzionamentoche ha
portato all’emanazione della citata Ordinanza e prevista per
i soli impianti di Cerignola e Deliceto è stata recepita dal
provvedimento di riesame dell’AIA, già rilasciata per
l’impianto di Deliceto ed in fase di rilascio per l’impianto di
Cerignola.
L’inceneritore di Manfredonia non è ancora stato avviato in
esercizio ordinario, in quanto sono ancora in corsole attività
di collaudo funzionale.
3.Si rappresenta che tale problematica non attiene  ai
contenuti del Piano, tuttavia si evidenzia che
l’Autorizzazione in questione è intervenuta successivamente
alla costruzione dell’impianto con la DGR del 15/12/ 2000
n.1748 di Approvazione del Piano Urbanistico Territoriale
Tematico per il Paesaggio della Regione Puglia e con il D.lgs.
22 Gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali edel
paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002,
n. 137”.
4.Nel capitolo O.4 “Rafforzamento della dotazione
impiantistica a servizio del Ciclo Integrato” nellastima della
vita residua della discarica di Conversano (a servizio del
citato impianto) sono stati valutati i flussi di conferimento
del rifiuto biostabilizzato inerte provenienti dall’impianto di
trattamento citato. Quindi la destinazione finale prevista dal
piano per tale frazione (RBI) è appunto la discarica di
servizio annessa all’impianto.
Per quanto riguarda la destinazione del “CSS di primo livello
“(ex CDR), proveniente dallo stesso impianto, essendo tale
rifiuto speciale non rientra nella competenza del Pianodefinire la destinazione specifica, che è invece compito
specifico del gestore sulla base di quanto stabilito nel
contratto.
5.Si rimanda a quanto già contro dedotto per l’osservazione
prodotta dal Comune di Galatina (Prot. Consiglio Regionale
n. 301 del 25/06/2013):“Nel caso di co-incenerimento, invece, non vi sono nuove emissioni, ma una variazione qualitativa di quelle già esistenti che per alcuni inquinanti è una variazione positiva, per altri negativa, ma sempre  nel rispetto dei limiti di legge. Ovviamente, come ribadito anche da ARPA Puglia, tale soluzione risulta sfavorita rispetto ad impianti di recupero di materia in base al principio gerarchico di gestione dei rifiuti. Tale principio è rimarcato anche nella Delibera di  Giunta n 959/2013 di adozione del PRGRU che prevede di assumere come opzione prioritaria per la gestione del CSS prodotto in Puglia il recupero di materia.”

Queste le risposte, assai parziali, della Regione Puglia alle nostre osservazioni. Su ciascuna ci resta una lunga serie di dubbi. Come per es., nel caso della discarica di Passo Breccioso a Foggia, il cui biostabilizzatore è in attesa di AIA (procedura prorogata), ma che secondo la Regione Puglia sarebbe in grado di produrre sopravaglio (FSC) da trasformare in combustibile (CSS). Altro dubbio è quello relativo all’inceneritore di Statte (AMIU Città di Taranto), infatti pochi giorni dopo viene pubblicato sul Bolletino Ufficiale della Regione il provvedimento di riesame dell’AIA, dal quale emerge la necessità di stoppare ancora una volta l’attività dell’impianto nonché … la necessità di ottenere finalmente e con urgenza l’autorizzazione paesaggistica.

DETERMINA

fatte salve le considerazioni esposte in narrativa, che qui si intendono tutte integralmente riportate e trascritte:

di disporre il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, già rilasciata con Determinazione Dirigenziale della Regione Puglia – Servizio Rischio n. 46 del 13 Agosto 2012, ai sensi dell’art. 29-octies del D.Lgs. 152/06 e smi;

di qualificare non sostanziali, ai sensi del D.Lgs. 152/06 e smi e DGR 648/2011, le seguenti modifiche:
1. Progetto di gestione delle acque meteoriche finalizzato al riutilizzo a scopo irriguo;
2. Installazione portale radiometrico.

di stabilire che:
– in attuazione delle misure previste dal “Piano contenente le prime misure di intervento per il risanamento della qualità dell’aria nel quartiere Tamburi (TA)”, al punto 5.1.6 “Misure da applicare al comparto industriale durante l’intero anno solare”, al fine di ridurre la fonte di emissione di PM10 associata alla diffusione in aria di particolato per l’azione del vento derivante dai cumuli all’aperto di materiale polverulento, il Gestore dovrà provvedere:
1. ad individuare un altro sito, di pari area o superiore, prossimo all’impianto, ove effettuare la piantumazione a verde sottratta dalla realizzazione delle opere, e di sottoporre tale proposta alla valutazione degli Enti competenti;
2. mettere in esercizio l’impianto di incenerimento solo quanto saranno stati ultimati i lavori di realizzazione della copertura del piazzale delle ceneri. Le opere saranno realizzate in conformità al progetto approvato e alle risultanze e prescrizioni della conferenza di servizi del giorno 19 Giugno 2013;
– il Gestore dovrà realizzare il progetto di gestione delle acque meteoriche entro sei mesi dalla notifica del presente provvedimento. Il Gestore dovrà riutilizzare le acque meteoriche trattate per la ricarica della riserva idrica antincendio e per il lavaggio piazzali, inviando le restanti aliquote nei due pozzi disperdenti. Restano valide le prescrizioni previste dalla D.D. n. 46 del 13 Agosto 2012 per il punto scarico di cui alla sigla “S5”. Le opere saranno realizzate in conformità al progetto approvato e alle risultanze e prescrizioni della conferenza di servizi del giorno 19 Giugno 2013;
– il Gestore dovrà installare il portale radiometrico entro 30 giorni dalla notifica del presente provvedimento e ultimare la realizzazione delle aree di gestione allarmi radiometrici previste dalla DGR Puglia n. 1096 del 05/06/2012, entro 5 mesi. Le opere saranno realizzate in conformità al progetto approvato e alle risultanze e prescrizioni della conferenza di servizi del giorno 19 Giugno 2013;
qualora non vengano raggiunti gli obiettivi della raccolta differenziata superiori al 40% per il Comune di Taranto entro il 30/11/2013, il Gestore dovrà attivare immediatamente l’impianto di tritovagliatura a monte dell’impianto;
– l’ “Allegato A” – PMeC_rev07 data luglio 2013 al presente provvedimento, sostituisce il PMeC “allegato B” alla DD n. 46 del 13 Agosto 2012;
– l’ “Allegato B”- parere Arpa Puglia -DAP di TA (prot. n. 33022 del 05/06/2013) al presente provvedimento, sostituisce il parere di Arpa Puglia – DAP di TA “Allegato C” alla DD n. 46 del 13 Agosto 2012;
– il Gestore dovrà trasmettere ad Arpa Puglia – DAP di Taranto, la documentazione integrativa relativa al “Piano di Risanamento acustico” entro 30 giorni dalla notifica del presente provvedimento;
di demandare al competente Comune di Statte, l’adozione del provvedimento di autorizzazione paesaggistica di cui all’art. 146 del D.lgs. n. 42/2004, essendo decorsi i tempi, senza alcun riscontro, di cui alla nota prot. n. 2952 del 05/7/2013 dell’Ufficio, visti il parere favorevole della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Provincia di Lecce di cui nota prot. n. 9247 del 29/05/2013 e le risultanze della nota prot. n. 10469 del 04/07/2013 della Commissione per il Paesaggio Unione Comuni “Crispiano-Massafra-Statte”;
– il presente provvedimento non esonera la Ditta dal conseguimento di altre autorizzazioni o provvedimenti previsti dalla normativa vigente per la realizzazione e l’esercizio dell’impianto, ivi compresi eventuali adempimenti propedeutici in materia di bonifica di siti contaminati qualora siano previste opere di scavo;
– per effetto dell’intervenuta DGRP n. 1113 del 19/05/2011 “Modalità di quantificazione delle tariffe da versare per le istanze assoggettate a procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale regionale e provinciale ai sensi del D.Lgs. 18 febbraio 2005, n. 59 e del D.Lgs. 152/06 e smi. Integrazione della DGR 1388 del 19 settembre 2006”, si provvederà a richiedere alla “AMIU SpA – Taranto” il versamento delle somme di saldo delle tariffe relative all’istruttoria e ai controlli;
– il presente provvedimento integra e aggiorna l’Autorizzazione Integrata Ambientale già rilasciata con Determinazione Dirigenziale della Regione Puglia – Servizio Rischio Industriale n. 46 del 13 Agosto 2012;
– sono fatte salve tutte le prescrizioni, in capo al Gestore, derivanti dalla Determina Dirigenziale n. 46 del 13 Agosto 2012 e non in contrasto con il presente provvedimento;
– il presente provvedimento di riesame e modifica dell’AIA, ha il termine ultimo di validità coincidente con quello fissato dalla Determinazione Dirigenziale della Regione Puglia – Servizio Rischio Industriale n. 46 del 13 Agosto 2012;
– per ogni eventuale modifica impiantistica, il Gestore dovrà trasmettere a Regione e Provincia la comunicazione/richiesta di autorizzazione secondo le modalità disciplinate dalla DGRP 648 del 05/04/2011 “Linee guida per l’individuazione delle modifiche sostanziali ai sensi della parte seconda del D.Lgs. 152/06 e per l’indicazione dei relativi percorsi procedimentali”;

Ecc., ecc..  Avevamo ragione noi!

Oggetto: Osservazioni in crowdsourcing al Piano Regionale per la Gestione dei
Rifiuti Urbani (PRGRU) della Regione Puglia.

Le seguenti osservazioni sono state redatte per conto del gruppo facebook “Piano
Rifiuti 0 on-line Puglia” (www.facebook.com/groups/68411259424/), amministrato
da Giuseppe Dimunno e Toni Rizzo.

PREMESSA METODOLOGICA:
Il metodo con cui queste nostre osservazioni sono redatte si chiama
“crowdsourcing”. Cioé, si tratta di attribuire un determinato compito ad una platea
indefinita (dall’inglese crowd, cioé folla) di partecipanti, a differenza della pratica
dell’outsourcing che mira ad affidare la risoluzione di un compito d’interesse
pubblico, come nel caso presente dei rifiuti urbani e delle risorse, ad un’agenzia
esterna o a figure meramente tecniche – che è poi quanto perseguito dalla Regione
per questo piano (vedi gli incarichi a DIPAR, ENEA e UniBA per lo studio del
secco-residuo).
Quanto alla metodologia che il PRGRU dovrebbe, a detta degli scriventi, seguire,
bisognerebbe guardare maggiormente ad alcuni “trend” in atto in molti Comuni della
Regione Campania e nelle iniziative di legge rifiuti zero diffuse anche in Puglia
(come Cerignola, Modugno e l’Unione Terra di Leuca, che hanno aderito
ufficialmente a questa Strategia). Appare evidente la volontà di molti sindaci e
cittadini di ritornare alla gestione comunale dei rifiuti urbani, laddove gli indirizzi
regionali continuano a seguire l’opinione culturalmente arretrata secondo cui sarebbe
economicamente svantaggiosa la raccolta porta a porta e pertanto preferibile
l’incenerimento, anche se dannoso. In sintesi, la nostra proposta di un “piano
regionale a rifiuti zero” poggia su due capisaldi:
a) chiediamo che la Regione modifichi il Piano, nella direzione di lasciare ai
Comuni o agli ARO la possibilità di uscire dalle ATO-ARO per gestire in
proprio i rifiuti urbani, con modalità più sostenibili;
b) di subordinare la richiesta di uscita dalle ATO-ARO alla redazione di un piano
rifiuti comunale o intercomunale, che dovrà essere approvato con parere di
conformità dalla Regione Puglia entro tre mesi (superati quali scatta il silenzio
assenso), ovvero di rendere obbligatoria per ogni Comune o unione di Comuni la
redazione di un proprio piano partecipato della gestione dei rifiuti urbani o
l’adesione volontaria ad un tale piano intercomunale.

QUESTIONI DI FATTO:
1. Provincia di Foggia
Con riferimento specifico all’ordinanza ”Attività di allineamento degli impianti
complessi della Provincia di Foggia per il conferimento della FSC (Frazione Secca Combustibile) presso
l’impianto di produzione di CDR in agro di Manfredonia” (Decreto dell’ufficio-
stralcio del commissario delegato all’emergenza ambientale Vendola del 2 aprile
2012), si fa notare come: da quanto scritto nella stessa ordinanza sembrerebbe come
nessuno dei tre impianti complessi (Cerignola, Deliceto, Foggia) in provincia di
Foggia (vi si legge di “sperimentazione” e di necessità di deroghe al TUA-Dlgs.
152/2006) sia in possesso dei requisiti normativi di AIA sia tecnici (come l’IRD) per
la produzione di Frazione Secca Combustibile idonea alla trasformazione in CDR o
CSS presso l’impianto Cogeam di Manfredonia. Vedi:
http://noinceneritoretressanti.blogspot.it/2012/06/dio-riciclo-vendola-brucia.html/.
Paradossalmente, a Foggia l’inceneritore è pronto ma non gli impianti propedeutici.
In secondo luogo, tuttavia, quanto allo stesso inceneritore di Manfredonia, si deve far
rilevare ai redattori del rapporto ambientale-‘bozza’ del nuovo PRGRU come esso sia
già funzionante da tempo – probabilmente in fase di test – ma senza che l’inizio del
ciclo produttivo sia mai stato comunicato alle amministrazioni comunali interessate,
in primis il Comune di Cerignola contrario alla costruzione dell’opera e attualmente
ricorrente al Consiglio di Stato contro il relativo provvedimento di AIA.
2. Provincia di Taranto – Inceneritore AMIU nel Comune di Statte
Quanto all’inceneritore AMIU “Città di Taranto”a Statte, costruito negli anni ’70 e
autorizzato per la prima volta con D. regionale 124/2006 del C. D. all’emergenza
ambientale, si nota come lo stesso sia sito in una gravina su cui gravano i cd. vincoli
paesaggistici “galassini”, in assenza di specifica Autorizzazione Paesaggistica della
Soprintendenza/MiBAC. Tale fattispecie è paragonabile a quella, contestata a livello
di giustizia amministrativa (recente sentenza del TAR), del vicino inceneritore Appia
Energy di Massafra? Si ricorda il caso Ecoenergia di Modugno (BA), bloccato per lo
stesso motivo fatto proprio con parere sfavorevole del comitato regionale VIA.
3. Impianto “TMB” di Conversano (BA)
Il nuovo PRGRU non specificherebbe in modo chiaro e definitivo la destinazione in
uscita dei materiali, se in discarica (di soccorso presso lo stesso impianto) o ad
incenerimento, e se in quest’ultimo caso, presso quale impianto di termodistruzione.
4. Stralciare l’opzione del coincenerimento nei cementifici
Contro tale possibilità prevista dal Rapporto Ambientale redatto da ARPA, si
rimanda alla campagna in corso LIP ZeroWaste: http://www.leggerifiutizero.it.404544_3314897990887_1221324686_3409388_1715483569_a